giovedì 7 giugno 2007

I loggiati di Abbasanta


I loggiati di Abbasanta così come apparivano nei primi decenni del ‘900.








Erroneamente sia le case con porticati esterni, sia i portali e le finestre ancora visibili e edificati a partire dal 1500 fino al 1700 sono ritenuti di stile “Aragonese”. L’equivoco nasce dal fatto che in quegli anni, a partire dal 1479 salì al trono d'Aragona Ferdinando “il Cattolico” che anni prima aveva sposato Isabella regina di Castiglia: la sua successione al trono d'Aragona determinò un'unione delle due corone e pertanto la Sardegna da quel momento divenne "spagnola".




Sicuramente alcuni elementi decorativi degli architravi delle finestre e delle porte,dei capitelli a foglioline goticizzanti, le basi sfaccettate (variazioni queste di origine moresca) e tanti altri particolari, sono importazioni venute in Sardegna con l’invasione Spagnola.
Non così può dirsi dei capisaldi costruttivi dei loggiati. Poiché se alla casa campidanese togliamo il recinto e sostituiamo le piantane di legno che reggono il tetto con altrettante colonnine di pietra , abbiamo un modello di abitazione identico ai nostri loggiati. Pertanto numerosi studiosi d’arte sarda ritengono detta struttura sia sarda d’ispirazione, anche perché in tutta la Spagna non si incontrano esempi di siffatte costruzioni.





Portale del 1603 sito nel corso Garibaldi demolito a metà degli anni '50 del secolo scorso per far posto all'attuale Istituto Dalmasso.




Portale del 1592 sito in via Norbello attuale abitazione della famiglia Antonio Porrelli

venerdì 1 giugno 2007

S.Martino Vescovo di Tours



le foto sono dell'archivio fotografico di Enzo Mattana

Di seguito la descrizione della chiesa di San Martino cosi come descritta dal lavoro di Lucio Pinna dopo le ricerche nell’Archivio Storico della Parrocchia di S. Caterina d’Alessandria V.M.


S.MARTINO ( Vescovo di Tours)
(Chiesa demolita nel 1973)


Anche la Chiesa di S.Martino aveva uno stile secentesco , e di fine 600 inizi del 1700 deve esserne la costruzione ad opera della Confraternita del Rosario.
Questa chiesa era sotto il patrocinio di detta confraternita e fu edificata a spese dei suoi confratelli.
Tra le chiese filiali era la più distinta , espressione della classe agraria emergente che a metà seicento soppiantò i vecchi maggiorenti , che si riunivano nella Confraternita di S.Croce.
Era a navata unica , al suo interno si conservavano le statue della Madonna del Rosario , S.Domenico, S.Matteo , e due angeli presso l’altar maggiore.
Si conservavano con tutta probabilità nella chiesa anche le immagini della Vergine dei Dolori e la Madonna de "S’Incontru".
Il dato stupefacente di questo edificio chiesastico è che non si ha traccia , in più di 150 anni di registrazioni , né della statua di S.Martino , né del festeggiamento anche minimo (una messa, una processione….) della ricorrenza di questo santo .
Non si capisce perché si dedicò una chiesa a un Santo che poi non veniva nemmeno festeggiato e che pochissime tracce ha lasciato nel tempo anche nell’onomastica comune.
Questo fatto per il momento pone una questione di difficile spiegazione, in mancanza di ulteriore documentazione.

La festa principale che si svolgeva in questa chiesa era invece la festa di S.Domenico .
La devozione a questo santo è spiegabile con la dipendenza diretta , registrabile per tutto il 600 e parte del 700 , delle Confraternite del Rosario della nostra zona dal Convento di Buschi , edificato nel 500 dal Conte Niccolò Torresani ed affidato ai Domenicani.
La festa iniziò a caratterizzarsi definitivamente nei primi anni del 1700 .
In precedenza non si rimarcavano a carico della Confraternita scadenze particolari , tranne che nella Settimana Santa , quando i riti penitenziali officiati per la Confraternita in S.Martino , culminavano con la processione dei flagellanti .
Questo rito fu interdetto dall’Arcivescovo Cusani negli editti del 1789.
Verso gli anni 40 del settecento si iniziò a festeggiare con sempre maggiore pompa e dispendio economico la ricorrenza di S.Domenico (8 Agosto) , che diventò così la festa estiva degli abbasantesi.
Il costo di tali festeggiamenti ricadeva interamente sulla Confraternita del Rosario , i cui appartenenti , nel periodo , erano ben in grado di sostenerlo!
Compaiono già dalla fine del 700 spese per fuochi pirotecnici ("polvora") ,"bombe "e mortaretti , divertimento non comune per l’epoca proprio perché costoso.
Un’altra festa che aveva come sfondo S.Martino era la festa di S.Matteo .
Anche questa era una festa ,per così dire " privata" , in quanto originata da un cospicuo lascito del Reverendo Matteo Ibba nel 1775 .

CONSTITUCIONES SARDAS SOBRE LA BARRANCHELLERIA DE LA VILLA DE Abbasanta -1794-

In s'arzola 'e pardu 'e Sant'Antoni (anno 1925)
dae sinistra: Ziu Perdu Contene (babbu de Andria, Ninna e Franziscanzelu), in mesu: Ziu Juanni Battista Contene (babbu de Perdu, Peppa, Andria, Mariantonia, Justa e Ninna), a destra: Ziu Juanni Sanna ( iaju de Sebistianu Sanna)


(Di seguito alcuni capitoli del regolamento del Corpo Barracellare vigente in Abbasanta alla fine del 1700.E’ uno dei pochi documenti in limba conservati presso il municipio di Abbasanta e tornato alla ribalta grazie al lavoro di ricerca di Lucio Pinna. Dalla lettura di questi tre capitoli in particolare si evidenzia quali fossero le abitudini e le normative che regolavano la vita dei nostri avi. Il coprifuoco era la norma e gli svaghi dei giovani del tempo sono descritti in modo quasi lirico dal capitolo XXVIII del regolamento. Il divieto di uscire per strada mezz’ora dopo le 21 d’estate e mezz’ora dopo le 20 d’inverno non impediva ai giovani di girovagare senza meta, che ballando,cantando e sparando fucilate sfidavano le disposizioni di legge)

‑Capitulu XXIV­-
Succedit medas bortas de ìsmarriresi algunu boe de laorera in su cursu de su aringiu ei su vassallu pro terminare sa argiola sua subrogada ateru pegus manalitu o domadu naturale siada o furisteri pro si semenare s'argiola qui at determinadu,pro tantu si defundat a su barranchellu de quircare nou salariu pro cuddu boe de ayudu , qui aquidante si narada,prus de su salariu ja regortu pro su giu' de laorera.


‑Capitulu XXVII­-

Tambene si conservat a su barranchellu su deretu de tenturare sos homines qui perturbant sa pubblica tranquillidade ei su reposu comune. Comente sun cuddos qui bessin su notte pustis tocada sa retirada,ei sos ateros qui si incontrana o si tenet noticia qui intran in bingias angenas ponde furare frutas,linna frutufera et de opera , in cuddas posseciones qui sunu a carrigu de su barranchellu,po sa cale tentura at a exigere su barranchellu unu iscudu po dognia persona qui at a tenturare .


‑Capitulu XXVIII-­

Pro clarificare e distinguere comente depet tenturare su barranchellu si declarada qui si depen tenturare totu cuddos qui si incontrana mesora pustis tocada sa Retirada,sa cale si depet sonare a sas noe oras in su estiu y a sas otto in su hierru.
Andana vagabundande peri sa bidda e andana dae unu logu a s'ateru senza necessidade nessuna,comente sun cuddos qui cantana,ballana, e isparana arquibussadas,a sos cales lis depet prontamente intimare sa tentura cun sa sola paraula de su barranchellu,narande: "tenedi pro tenturadu";dandende pustis su barranchellu avisu a su respetivu actuariu pro continuare sa tentura e esser prus valida.
Consecutivamente a sa tentura si depet intimare sos dannos a tales personas difamadas qui si incontrana su note mediante unu ministru de justicia tantu de sos dannos qui succedini intro de bidda,comente foras de bidda,s'intendet sos qui succedini in cudda note sa cale benin custos tenturados; e si a casu fussidi su tenturadu algunu figiu de famiglia , sos cales no tenene documentu dae sos babbos po si retirare a s'ora cumpetente s'intimet sa tentura giuntamente cun sos dannos qui sa note succederene a su babbu , ei su matessi sedat procedere in sa tentura de sas bingias.